“La nascita dell’elaboratore elettronico introduce una vera e propria rivoluzione scientifica e culturale, come il motore a vapore aveva reso possibile due secoli prima la rivoluzione industriale”
Al calcolo automatico si può attribuire una precisa data d’inizio: il 1623, anno in cui W. Schickard costruì una macchina in grado di compiere le quattro operazioni fondamentali. Seguirono la pascalina, la moltiplicatrice di Leibniz, la macchina di Muller e quella di T. de Colmar.
C. Babbage (1792-1871) ideò due macchine per il calcolo: la macchina alle differenze (1823) e la macchina analitica (1834) che presenta uno schema generale identico a quello che sarà adottato per gli elaboratori elettronici.
Una breve parentesi meccanografica con le schede perforate come primo supporto di memorizzazione e l’uso di dispositivi che si avvalgono dell’elettricità ci avvicinano al primo calcolatore programmabile (1936), la macchina Z1 a funzionamento elettromeccanico, di Konrad Zuse (1910-1995). Nello stesso anno (1936) il matematico Alan Turing (1912-1954) elabora, nella relazione On computable numbers, il concetto teorico di una macchina da calcolo universale per la soluzione di tutti i problemi matematici. Ma la struttura dei nostri attuali computer si basa sui principi definiti da John von Neumann (1903-1957). Egli stabilì la distinzione tra i due grandi aspetti indissociabili delle nostre macchine moderne: l’aspetto materiale, comunemente detto HARDWARE, riguardante tutte le parti fisiche di un computer, e quello, comunemente detto SOFTWARE, riguardante la scrittura del programma che consente di risolvere un problema e di metterlo in memoria nel computer.
Nel 1944 mise a punto il progetto EDVAC, la prima macchina al mondo funzionante sulla base di un programma preregistrato. A quel programma presero parte anche John Mauchly (1908-1980) e John P. Eckert (1919-1995) che avrebbero concepito il primo computer interamente elettronico, l’ENIAC (1946).
La prima generazione dei computer non è contraddistinta solo dall’adozione delle valvole, ma anche da quella del sistema numerico binario, del programma memorizzato, di una vasta gamma di memorie centrali ed ausiliarie, dei linguaggi di programmazione.
Dalla metà degli anni ’50, nei computer le valvole vengono sostituite con i transistor, più piccoli, veloci, affidabili ed economici, dando vita a quella che viene chiamata la seconda generazione. Il computer diventa accessibile ad una vasta gamma di attività e si diffonde in decine di migliaia di esemplari in tutto il mondo.
La terza generazione è basata sui circuiti integrati e sulla miniaturizzazione sempre più spinta ma è l’invenzione, negli anni ’70, del microprocessore, alla base dei computer odierni di quarta generazione, che provocherà una vera e propria rivoluzione informatica: il computer diventa personale ed entra in ogni casa.
Con l’avvento di Internet il mondo diventa veramente un villaggio globale.