“Non è ammissibile che studiosi e scienziati, anziché elaborare e confrontare nuove teorie, perdano le proprie ore come schiavi nelle fatiche del calcolo, che potrebbe essere affidato a chiunque se si potessero usare delle macchine…”

G.W. Leibniz (1646-1716)

Le dita delle mani sono state il primo mezzo di calcolo della storia; il primo supporto per il calcolo furono probabilmente dei sassolini ( calculi in latino) e il primo dispositivo artificiale (3.000 a.C.) fu l’abaco con le varie diversificazioni che ha assunto nelle varie civiltà: lo swan-pan in Cina, il soroban in Giappone, lo stchote in Russia fino al quipù degli Incas.

Questi semplici strumenti di calcolo restarono in uso per secoli e vennero impiegati fino al XVIII secolo. Le prime macchine da calcolo munite di ingranaggi furono ideate agli inizi del XVII secolo.

Come nell’abaco, nel quale l’operazione basilare è il contare sassolini o palline, in una calcolatrice meccanica si contano i denti di un ingranaggio.

La costruzione di tali macchine fu possibile con l’aiuto dei maestri orologiai. Per effettuare una moltiplicazione con la Pascalina (1645) occorreva fare somme successive.

Morlan inventò una macchina con le stesse funzioni nel 1666.

Leibniz, nel 1694, con l’introduzione della ruota a scaglioni, costruì il primo congegno capace di moltiplicare direttamente.

Nel 1820 T. de Colmar produsse l’aritmometro, la prima macchina moltiplicatrice commercializzata con successo.

Un ulteriore perfezionamento avvenne nel 1892 con la Brunsviga di Odhner e con la Comptometer di Felt del 1887.

Calcolatrici Meccaniche

 
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